Il pacemaker e le valvole cardiache italiane

Nel 1956 l’ingegner Valletta, amministratore delegato della FIAT, a seguito di una conferenza internazionale che permetteva ad alcuni paesi l’impiego del nucleare a scopo pacifico per la produzione di energia, decide di iniziare un progetto di produzione di energia elettrica per alimentare le fabbriche di Torino e chiede a Gabrielli, famoso progettista di aerei, di istituire una società di ricerca sul nucleare a Saluggia.

Nasce così l’azienda SO.RI.N (Società Ricerca Nucleare), quotata alla borsa di Milano dal 2004, che doveva permettere alla FIAT e ad altre industrie del nord Italia di avere energia elettrica a basso costo. Il primo reattore nucleare italiano interrompe tuttavia le sue attività pochi anni dopo a causa del cambio delle politiche nazionali sulla produzione della energia elettrica. Il Direttore Custodero, a capo di un gruppo di ingegneri e tecnici di alto profilo, decide dare un nuovo volto a una centrale che poteva solo produrre traccianti radioattivi, scegliendo di perseguire uno scopo medico.

Dopo aver partecipato a un congresso negli Stati Uniti, Sorin ha modo di studiare il primo pacemaker impiantabile di produzione americana. Di lì a poco gli ingegneri italiani capiscono che si può produrre la stessa tecnologia, ma a un costo inferiore: nasce così il primo pacemaker prodotto in larga serie in Europa, il Sorin Pulsicor. Questo rappresenta un passo fondamentale per l’industria italiana biomedica. Inoltre, come illustra Italian Technology Hall of Fame, Sorin diventa leader negli anni ’80 e ’90 di protesi cardiache biologiche, brevettando una valvola meccanica fondamentale per il progresso nel disegno progettuale delle protesi aortiche.