L’Osservatorio Astronomico di Brera – Una storia lunga 250 anni

Nella cornice delle nostre newsletter STEAM, presentiamo il lavoro svolto dall'Osservatorio Astronomico di Brera nei suoi 250 anni di storia

Nascosto tra i palazzi storici di Brera, nel cuore della “vecchia Milano”, si trova un luogo incredibile per importanza storica e scientifica. Si tratta dell’Osservatorio Astronomico di Brera, la più antica istituzione scientifica milanese ancora attiva. Nato intorno al 1760 con il Padre gesuita Louis La Grange, matematico e astronomo, è ancora oggi punto focale della ricerca astronomica in Italia e nel mondo. L’Osservatorio è stato il luogo in cui astronomi famosi come Ruggero Boscovich, Barnaba Oriani, Giovanni Celoria, Giovanni Virginio Schiaparelli, Emilio Bianchi e più recentemente Margherita Hack hanno condotto le loro ricerche.

Ad oggi l’Osservatorio, guidato dal 2021 da Roberto Della Ceca, si compone di due sedi: la sede “storica”, sita in Palazzo Brera (sede anche del Museo Astronomico di Brera) e la sede “osservativa” presso Villa San Rocco, a Merate, in Brianza, attiva dal 1926 e ora sede di importanti laboratori. Lo staff è costituito da 75 persone (50 dedicate alla ricerca distribuito nelle due sedi) a cui si aggiungono numerosi giovani collaboratori, Post-doc e Assegnisti di ricerca.

L’attività odierna prevede sia ricerca fondamentale, basata sull’analisi e interpretazione di osservazioni ottenute con i migliori telescopi da terra e dallo spazio, sia un programma di ricerca e sviluppo tecnologico, con la predisposizione di sofisticati laboratori per lo studio, la progettazione e la costruzione di strumentazione astronomica d’avanguardia. L’Osservatorio è tra i leader mondiali nello sviluppo di ottiche per l’astronomia X e, in generale, sia di strumentazione leggera per missioni spaziali che di strumentazione per i più grandi telescopi ottici da terra. Le ricerche, condotte in collaborazione con istituti nazionali e internazionali, vanno dai pianeti, sia solari che extrasolari, alle stelle, dai buchi neri alle galassie, dai lampi di raggi gamma alla cosmologia.

Due cupole completamente ristrutturate sono visitabili presso la sede sita in palazzo Brera, la cupola “Zagar” o “cupola a fiore” – chiamata così per il suo meccanismo di apertura che la faceva assomigliare, appunto, a un fiore – e la cupola “Schiaparelli”; con il telescopio Merz, usato da Schiaparelli tra il 1862 e il 1900 per i suoi studi principali su Marte, in ottimo stato e perfettamente funzionante. Presso la sede di Merate sono mantenuti i telescopi storici Zeiss e Ruths, strumenti di riferimento per l’astronomia italiana nel corso del ‘900, oggi utilizzati per osservazioni didattiche e divulgative.

Altro fiore all’occhiello della sede di Brera è il suo prezioso archivio storico (oltre 15000 lettere di astronomi famosi) e la sua raccolta di oltre 30000 volumi di importanza fondamentale, tra le più rilevanti nel paese e del mondo; a tale riguardo basta citare una copia originale del Sidereus Nuncius di Galileo Galilei (1610) e l’atlante stellare di
Johannes Hevelius (1690), considerato uno dei più bei libri illustrati di ogni tempo. Vi è inoltre un forte impegno per la valorizzazione del patrimonio storico e culturale e per le attività di divulgazione scientifica. Le visite, le lezioni alle scuole, le attività di divulgazione, le conferenze e le osservazioni notturne al telescopio Ruths portano all’Osservatorio migliaia di visitatori ogni anno in entrambe le sedi.

“Nei suoi quasi 260 anni di attività ininterrotta l’Osservatorio, ha sempre avuto un forte legame e con la città di Milano e con la Lombardia prendendosi carico anche di attività di fondamentale importanza civile connesse con l’astronomia. In passato possiamo menzionare: a) la misura e distribuzione dell’ora esatta; b) la determinazione di latitudine e longitudine e c) la cartografia; d) la ricerca in campo meteorologico; e) la misura del campo magnetico terrestre. Attualmente è d’obbligo menzionare tutte le attività di ricerca in cui la tecnologia spaziale è stata riadattata a supporto dell’emergenza sanitaria legata al COVID19.” dice Roberto Della Ceca, attuale direttore dell’Osservatorio.

Una tradizione nata più di 250 anni fa che ancora oggi continua ad essere un centro d’eccellenza nel Paese e a portare avanti filoni di investigazione fondamentali per gli studi astronomici.